Ci sono delle ricette che sono di “famiglia”: “la nonna la faceva così…” e pensi che quella ricetta sia esclusivo appannaggio della tua famiglia, un connubio di sapori che nessun palato alieno ha mail avuto il bene di assaggiare. Cucinare queste ricette ha un che di mistico: ti senti custode di una tradizione…
Poi a volte scopri che quei connubi non sono così esoterici, o comunque, come per tutte le grandi svolte che cambiano il volto dell’umanità (la selezione naturale, il telefono ecc) anche altri ci sono arrivati quasi contemporaneamente. A volte indispettisce, specialmente se capita che la “tua” ricetta la cucini qualcuno che ti sta sulle palle, altre ha l’effetto di un rispecchiamento che sa di affinità elettive di goetiana memoria.
Per me e l’Ing. è stato un rispecchiamento, parte del nostro “romanticismo da fornelli…
Le ricette non sono identiche ma sorprendentemente simili e sono:
- tonno e piselli (per me è un sugo per l’Ing. un piatto unico);
- il ripieno di formaggio, mortadella e frittata (che io metto nel polpettone e L’Ing nella fettina a libro);
- la frittata “trippata” (per me ripiegata per l’Ing. tagliata).
Scriverò la versione che ha vinto la nostra personale gara familiare, oppure entrambe se coesistono.
Parto dal polpettone.
Stranamente è una ricetta che deriva dalla famiglia dell’Avv., che a colpo d’occhio somiglia in modo incredibile alla nonna delle Gilmore Girls, e che, essendo stata sarta “première” per stilisti di grido, era (ed è) decisamente più brava con l’ago (anche sul cucito di sarebbe da fare una digressione sul ruolo che ha nella mia famiglia, ma non esageriamo che questo post è già troppo lungo) che con la padella. Una delle sue pochissime ricette che ho conservato. La dedico a una collega cui l’ho promesso, con la versione “classica” per lei e con quella da dieta dukaniana… per chi come me deve perdere peso…